The Divine Comedy 3: Paradiso by Dante Alighieri & Robin Kirkpatrick

The Divine Comedy 3: Paradiso by Dante Alighieri & Robin Kirkpatrick

autore:Dante Alighieri & Robin Kirkpatrick
La lingua: eng
Format: mobi, epub
Tags: Classics, Poetry
ISBN: 9780141938950
editore: Penguin Books Ltd
pubblicato: 2007-10-04T00:00:00+00:00


Canto 27

[1] ‘Al Padre, al Figlio, a lo Spirito Santo,’

cominciò, ‘gloria!’, tutto ’l paradiso,

sì che m’inebriava il dolce canto.

[4] Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso

de l’universo; per che mia ebbrezza

intrava per l’udire e per lo viso.

[7] Oh gioia! oh ineffabile allegrezza!

oh vita intègra d’amore e di pace!

oh sanza brama sicura ricchezza!

[10] Dinanzi a li occhi miei le quattro face

stavano accese, e quella che pria venne

incomincio a farsi più vivace,

[13] e tal ne la sembianza sua divenne,

qual diverrebbe love, s’elli e Marte

fossero augelli e cambiassersi penne.

[16] La provedenza, che quivi comparte

vice e officio, nel beato coro

silenzio posto avea da ogne parte,

[19] quand’ io udi’: ‘Se io mi trascoloro,

non ti maravigliar, ché, dicend’ io,

vedrai trascolorar tutti costoro.

[22] Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio,

il luogo mio, il luogo mio, che vaca

ne la presenza del Figliuol di Dio,

[25] fatt’ ha del cimitero mio cloaca

del sangue e de la puzza; onde ‘l perverso

che cadde di qua su, la giu si placa.’

[28] Di quel color che per lo sole avverso

nube dipigne da sera e da mane,

vid’ io allora tutto ‘l ciel cosperso.

[31] E come donna onesta che permane

di sé sicura, e per l’altrui fallanza,

pur ascoltando, timida si fane,

[34] così Beatrice trasmutò sembianza;

e tale eclissi credo che ’n ciel fue

quando patì la supprema possanza.

[37] Poi procedetter le parole sue

con voce tanto da sé trasmutata,

che la sembianza non si muto piue:

[40] ‘Non fu la sposa di Cristo allevata

del sangue mio, di Lin, di quel di Cleto,

per essere ad acquisto d’oro usata;

[43] ma per acquisto d’esto viver lieto

e Sisto e Pio e Calisto e Urbano

sparser lo sangue dopo molto fleto.

[46] Non fu nostra intenzion ch’a destra mano

d’i nostri successor parte sedesse,

parte da l’altra del popol cristiano;

[49] né che le chiavi che mi fuor concesse,

divenisser signaculo in vessillo

che contra battezzati combattesse;

[52] né ch’io fossi figura di sigillo

a privilegi venduti e mendaci,

ond’ io sovente arrosso e disfavillo.

[55] In vesta di pastor lupi rapaci

si veggion di qua sù per tutti i paschi:

o difesa di Dio, perché pur giaci?

[58] Del sangue nostro Caorsini e Guaschi

s’apparecchian di bere: o buon principio,

a che vil fine convien che tu caschi!

[61] Ma l’alta provedenza, che con Scipio

difese a Roma la gloria del mondo,

soccorrà tosto, si com’ io concipio;

[64] e tu, figliuol, che per lo mortal pondo

ancor giii tornerai, apri la bocca,

e non asconder quel ch’io non ascondo.’

[67] Si come di vapor gelati fiocca

in giuso l’aere nostro, quando ‘l corno

de la capra del ciel col sol si tocca,

[70] in sù vid’ io cosi l’etera addorno

farsi e fioccar di vapor triunfanti

che fatto avien con noi quivi soggiorno.

[73] Lo viso mio seguiva i suoi sembianti,

e seguì fin che ’l mezzo, per lo molto,

li tolse il trapassar del più avanti.

[76] Onde la donna, che mi vide assolto

de l’attendere in sù, mi disse: ‘Adima

il viso e guarda come tu se’ vòlto.’

[79] Da l’ora ch’io avea guardato prima

i’ vidi mosso me per tutto l’arco

che fa dal mezzo al fine il primo clima;

[82] sì ch’io vedea di là da Gade il varco

folle d’Ulisse, e di qua presso il lito

nel qual si fece Europa dolce carco.



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